DreamVideo è un digital magazine mensile con focus specifico sulla produzione e post-produzione video, rivolto a videomaker e filmmaker, che siano professionisti o semplici appassionati.    |     Anno XIV nr.168-2024    |     ISSN 2421-2253

David Wark Griffith

 

Nel 1914 si scatenò la guerra in Europa, che sconvolse l’evoluzione normale del cinema europeo: i cineasti, ripiegarono, così, su produzione di vita del loro paese. Ci fu una decadenza del cinema francese ed altri problemi sorsero anche in Italia, a differenza della produzione tedesca che beneficiò di un clima favorevole allo sviluppo di certa produzione.

Paradossalmente gli avvenimenti della Grande Guerra ed il rovescio economico, diedero la possibilità di alcuni registi americani, fino ad allora impegnati con diversi produttori, di riprendersi la loro libertà, creando una formula di "lavoro indipendente" che si sviluppò e si perfezionò tra il 1915-1918: questo dovuto soprattutto all’opera di quattro grandi uomini: Griffith, Thomas Harper Ince, Cecil Blount De Mille e Mack Sennett. Essi furono gli animatori ed i creatori del dramma e della comicità visiva del cinema americano.

D.W. Griffith era dotato di una forte personalità (oriundo irlandese), che con la sua tenacia portò nel cinema primitivo americano una cultura acquisita attraverso gli studi fatti alla Kentucky University: particolarmente interessato alla letteratura ed al teatro, egli accettò per vivere anche la fatica di mestieri umili come quello di bracciante ed operaio agricolo; lavorò anche come attore in piccole parti per il teatro e poi per il cinema (sempre ragioni economiche). Poi rapidamente passò alla sceneggiatura: spirito indipendente, un po’ frondista, eccezionale. 

Fu assistente alla regia di H.M. Marvin, fino all’ anno in cui girò il suo primo film "The adventures of Dolly" (Le avventure di Dolly) - 1908.

Tra il 1908 ed il 1915 riuscì a realizzare un centinaio di film (da alcune fonti addirittura 180). Non bisogna farsi impressionare dalla quantità: di fatto queste opere avevano semplici sceneggiature, rapide riprese, breve durata (10 minuti al massimo) e, riguardo la fase del montaggio, questa era quasi inesistente.

Abbandonò la Biograph nel 1913 a causa del fatto che la Casa produttrice non gli concedeva più di "girare" film che superassero i due rulli di pellicola.

Nonostante questa censura riuscì a girare Giuditta di Betulia (Judith of Bewthulia) dalla lunghezza di ben quattro rulli.

Successivamente al 1913, lasciata la Biograf, lavorò per la Mutual, compagnia indipendente, con la quale realizzo’ quattro film: in particolare con "The Avenging Cosciense" (La coscienza vendicatrice), adattamento tratto da racconti di E.A. Poe e realizzato con l’ausilio di numerose scene fantastiche.

Nello stesso periodo realizzò un suo ambizioso progetto con il film "The Birth of a Nation" (la Nascita di una nazione) di una lunghezza di ben 12 rulli: storia epica della guerra civile americana. 

Fu un’opera che segnò profondamente la storia del Cinema. Il film ebbe un successo grandioso sia di pubblico che di critica (la quale però si divise sulla evidente faziosità di Griffith rispetto al problema dei nei d’America) ma lo stile era davvero originale e tutto il girato aveva la caratteristica di essere dinamico.

Fu coadiuvato dal suo fedele operatore Billy Bitzer, con il quale realizzò inquadrature che spaziavano dalle ampie vedute della battaglia, fino ai dettagli minori della vita dei personaggi; e poi le scene di salvataggio all’ultimo minuto, nella parte finale del film, crearono con un crescendo di suspence.

Egli impiegò i procedimenti più diversi di montaggio: azioni in parallelo, le panoramiche, le carrellate, le dissolvenze incrociate, il "velatino", le lunghe sequenze e quelle rapide di un medesimo tema o di tempi composti. Queste tecniche, invero, oggi sappiamo che furono usate da altri durante lo stesso periodo (e dopo di lui) con un’efficacia maggiore ed anche con superiore virtuosismo. Ma resta il fatto che le sue ricerche sulla tecnica registica furono una precisa lezione per tutti.

Durante il 1915, Griffith studiò e subì l’influenza del cinema italiano, sino all’idea di realizzare un film che avesse come sfondo un grande affresco animato, dove la lotta tra l’intolleranza religiosa e la forza dell’amore, giustificano le profonde rivoluzioni in cui l’umanità, da sempre, ricerca le spiegazioni.

Così nacque "Love’s struggle through the ages" (La lotta dell’amore attraverso i tempi). L’idea iniziale del film era di strutturarlo su quattro "drammi" legati da un leit-motiv: simbolizzazione della continuità umana.

Il primo episodio si svolgeva a Babilonia all’epoca di Baldassarre, il secondo aveva per tema la vita e la morte del Cristo, il terzo rievocava il massacro della notte di San Bartolomeo, e l’ultimo una tragedia moderna avente per tema l’egoismo di classe ed il puritanesimo aggressivo.

Vista nella sua interezza, l’opera è certamente la più "mostruosa" che sia mai stata conosciuta nel Cinema: la sua proiezione durava complessivamente più di venti ore, e lo stesso Griffith la mutilò riducendola a sole tre ore.

Ma anche la censura intervenne e di poi i distributori, che la ridussero a loro volta: fu così che in certi paesi europei non si vide mai il frammento dedicato alla "notte di San Bartolomeo" ed anche quello de "la Passione" fu estremamente ridotto.

Il pubblico si trovò disorientato rispetto all’intersecarsi – sullo schermo - di quei quattro drammi: persino l’idea espressa dava un senso di confusione: vi era un miscuglio di filosofia umanitaria, ma ed anche una certa pesantezza e cattivo gusto presente in alcune scene.

Ma questo non deve distogliere dal fatto importante ed innovativo in Griffith: rispetto al cinema italiano, gli attori e le comparse mostravano più disinvoltura, più movimento ed anche la macchina da presa era usata in modo più abile.

Senza entrare nel merito socio-politico del film (in cui il regista mantenne una posizione di netta parzialità e suscito infatti contestazioni politiche fortissime, quasi stesse per ricominciare una guerra civile) Griffith seppe combinare, con molta sicurezza e disinvoltura artistiche, l’arte della fotografia all’arte del movimento, sino ad imporre allo svolgimento filmico – a dispetto del sonoro – un potere espressivo e lirico unici. Gli effetti di dinamismo e di plasticità del film, la recitazione degli attori, ma soprattutto la ripresa dei primi piani e dei piani americani (già tentati nel 1903) e l’accortezza con cui impediva agli interpreti tutte quelle inutili smorfie,  e soprattutto il controllo sulla gesticolazione eccessiva degli attori, furono applicati da Griffith con sapienza, autorevolezza e grande capacità registica.

Poi fu la vola di "Intollerance" che uscì nel 1916: 14 rulli di girato per circa tre ore mezzo di film.

Nel 1919 Griffith forma insieme a Chaplin. Fairbanks e Mary Pickford un gruppo di artisti produttori indipendenti: la United Artists.

Nel frattempo l’arte registica di Griffith si evolve. Abbandona il tema "epico" per una ricerca di nuove figurazioni di stile. "Broken blossoms" (Giglio infranto, 1919) ne è il segno: niente di eccezionale dal punto di vista del soggetto, ma sopra un tema "semplice" Griffith riuscì a costruire una sceneggiatura con la quale – attraverso gli espedienti di ripresa - viene esaltata l’immagine del vizio e della violenza che si accosta a quella della dolcezza e del candore.

Un capolavoro (nonostante l’intreccio fosse convenzionale sino a sfumare in una certa ingenuità sommaria appositamente  sacrificati dal regista in favore di una ricerca del particolare espressivo).  Le immagini, infatti,  assumono un vigore estremo: nella ripresa della scena della fanciulla chiusa in uno sgabuzzino che si dibatte tra le pareti (prima a destra e poi a sinistra) girando impazzita tutt'intorno, unita ad una triste poesia di sogno e grazie all’interpretazione di Lilian Gish (che fu l’interprete di tutti i grandi film di Griffith) diedero un risultato finale stupefacente.

"Agonia sui ghiacci" fu l’ultimo film del nostro, che nonostante l’ispirazione alla tradizione della letteratura popolare, riusciva ad alleggerire la monotonia della convenzionalità sino a giungere allo svolgimento di due frammenti: una tempesta di neve ed il disgelo improvviso dei ghiacci. Questi fenomeni naturali riempivano tutto lo schermo ed il film terminava con queste rivelazioni e sottolineature dell’eterna lotta dell’uomo contro le forze invisibili scatenate della natura, giungendo così agli occhi dello spettatore con un potere drammatico impressionante.

Di poi, dal 1921, Griffith fu "superato" dalla rapida evoluzione estetica cinematografica, ed i suoi lavori si svuotarono pian piano di originalità.

Fu superato dai tempi sino alla morte nel 1948 a Los Angeles.

 
Autore: Soniakappa
 
 
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